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Si è calcolato in oltre che il 30 % della ricchezza dell'intero continente africano sia depositata su conti offshore per un totale di 14000 miliardi di dollari all'anno di mancate entrate fiscali nelle casse dello stato. Una somma con la quale potrebbe tranquillamente assicurare servizi sanitari che salverebbero la vita a più di 5 milioni di bambini.

Questa continua elusione fiscale grava soprattutto sui paesi in via di sviluppo e sugli OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) come l'Italia.

Come si può fronteggiare un problema come questo? Sostenendo a livello nazionale ed europeo una serie di "contro misure". Una di queste è sostenere l'obbligo di rendicontazione pubblica tramite un documento in cui la società riassume tutti i flussi di cassa cosi facendo ogni multinazionale sarebbe costretta a rendere visibili agli "occhi" dello stato ogni flusso monetario sia in entrata che in uscita.

Oppure una tassazione unitaria in tutta la Unione Europea affinché le tasse siano pagate laddove l'attività economica si svolge realmente.

Quindi non è semplicemente una notizia di folclore o sensazionale. Questi dati vanno a toccare il pratico di alcune questioni contraddittorie della nostra contemporaneità. Per fare un esempio: se in questi ultimi anni la distanza economica fra l’1% e il 99% della popolazione mondiale non fosse aumentata tra il 1990 e il 2010, più di 200 milioni di persone sarebbero fuori dalla povertà estrema.

Divario socio-economico:

 sempre più ricchi, sempre più poveri

di Francesco Alinti

 

Il gruppo dei 62 ”agiati”, per usare un eufemismo, ha in media una ricchezza pro capite di 20 miliardi di dollari; contro i 486 dollari della parte più povera della popolazione mondiale. Ovviamente Il calcolo non è stato fatto sul mero redito ma anche sui così detti "assets" cioè sull’insieme di proprietà e di beni di ciascuno (fabbricati, automezzi, mobili ecc...).

( L'immagine rappresenta la classifica dei primi 30 nomi dei 62 uomini più ricchi al mondo. )

Oggi 188 delle 201 più grandi multinazionali ricorrono all’evasione usufruendo deiparadisi fiscali, così facendo vanno ad alimentare una disuguaglianza economica estrema che ostacola la lotta alla povertà.

A livello mondiale gli investimenti offshore dal 2000 al 2014 sono quadruplicati, e si calcola che 14 miliardi di dollari di ricchezza di privati individui sono stati depositati nei paradisi fiscali, spiccioli che se tassati, metterebbero a disposizione dei governi 190 miliardi di dollari ogni anno.

Da un rapporto della Oxfam (confederazione internazionale specializzata in aiuto umanitario e progetti di sviluppo economico-sociale) risulta che l'1% della popolazione mondiale detiene un patrimonio che supera quello della metà più povera del resto del mondo. Questo 1% è rappresentato dalle 62 persone più ricche al mondo, in questa lista sfilano nomi come quello dell'Americano Bill Gates e Armacio Ortega il proprietario della famosa marca di indumenti targata Zara.

Lo studio indica tra l'altro che dal 2010 a oggi il patrimonio della metà più povera del pianeta - circa 3,6 miliardi di persone - è sceso del 41% (pari a mille miliardi di dollari). Mentre Il patrimonio di questo 1 % è aumentato arrivando a superare di 760 miliardi di dollari quello dei 3,6 miliardi di persone. Questo significa che mentre in piena crisi economica la quasi totalità del mondo si impoveriva irrimediabilmente, c’erano 62 persone che si arricchivano a dismisura. Bisogna ricordare che i “soldi” non si generano da soli: la quantità di denaro ha una misura, quindi se qualcuno perde i propri soldi, da qualche parte del mondo c’è un soggetto che li sta prendendo.

Il divario tra i super-ricchi e tutto il resto del mondo si allarga sempre più anche a causa dell’evasione fiscale e dell'uso dei paradisi fiscali perchè laddove un onesto lavoratore con uno stipendio regolare viene "schiacciato" dalle tasse, dall'altro lato una potente multinazionale le evade. È inevitabile che chi paga le tasse continuerà a pagarne sempre di più, mentre se tutti adempissero ai propri doveri verso la società le tasse diminuirebbero. Mark Goldring, direttore esecutivo di Oxfam nel Regno Unito, ha spiegato che, per evitare che la situazione peggiori, sarebbe necessario “mettere fine all’era dei paradisi fiscali che ha permesso ai magnati e alle multinazionali di sfuggire alle loro responsabilità verso la società, nascondendo ingenti capitali all’estero”.

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