top of page

Storia di un grande imprenditore: Bernardo Caprotti

di Agostino Giardiello
In occasione della morte di Caprotti avvenuta il 30 settembre 2016, ho deciso di ripercorrere i fatti più importanti della sua vita per rendere omaggio ad un importante (e controverso) imprenditore dei nostri tempi e del nostro territorio. Bernardo Caprotti è nato a Milano nel 1925. La sua famiglia dirigeva un'importante impresa tessile in Brianza. Suo padre lo aveva indirizzato allo studio dell'inglese perché lo riteneva importante per il suo futuro e dopo aver conseguito la laurea in legge decise di partire per l'America dove visse per tutto il 1951. 

​

Fu un periodo cruciale della sua vita perché scoprì i supermercati, il modello americano del marketing ed entrò in contatto con Nelson Rockefeller, figlio del proprietario di "Esso" e componente di una delle famiglie più ricche d'America di allora.

In seguito alla morte improvvisa del padre, quando tornò in Italia, dovette affrontare il primo ostacolo della sua vita, infatti a ventisei anni si trovò alla guida dell'azienda tessile del padre, in piena evoluzione. L'azienda del cotone andava bene in quel periodo ma Caprotti decise di distogliere lo sguardo da essa per concentrarsi su un nuovo progetto.

 

Nel 1957, fondò la Supermarket S.P.A., il primo supermercato italiano, aperto in viale Regina Giovanna a Roma. I suoi soci in questa prima avventura erano lo stesso Rockefeller, che possedeva il 51% della società, Brunelli, scaltro imprenditore che poi diventò suo avversario, e alcuni imprenditori italiani tra cui i suoi due fratelli.

Ieri

Oggi

La nuova società cresceva sempre di più in Italia e come scrisse Caprotti nel suo libro "Falce e Carrello": «il nuovo business era molto più dinamico e coinvolgente di quanto non avessi mai pensato».

Nella prima metà del 1960 decise di fare dell'azienda un modello capitalista, usato molto in America: comprò per cinque milioni di dollari la quota di maggioranza appartenente a Rockefeller.

 

 

Nel corso degli anni settanta fece estromettere i fratelli dalla società rimanendo così l'unico proprietario alla

guida di Esselunga (acronimo del prolungamento della

lettera "s" dell'insegna supermercato), accompagnato solo da pochi manager di sua fiducia.

Esselunga ha riscontrato molto successo in Italia perché prima di tutto è stato il primo supermercato in assoluto ad esistere sulla penisola offrendo un tipo di servizio comodo e innovativo. Infatti Caprotti è stato uno dei primi ad avere dei grandi magazzini meccanizzati e ad utilizzare il codice a barre per ogni prodotto venduto nel supermercato. Inoltre la campagna di Esselunga ha sempre cercato di perseguire

un rapporto di qualità prezzo mirando ad offrire una

maggior qualità possibile del prodotto ad un prezzo equo.

Caprotti a livello imprenditoriale ha creato un impero del supermercato che oggi conta 149 punti vendita con più di ventidue mila dipendenti e sei miliardi di fatturato, di cui due investiti in immobili.

​

Nel corso della sua carriera sono famosi i rapporti travagliati con i suoi figli in particolare con Giuseppe. Nel 2002 Caprotti aveva lasciato il consiglio di amministrazione decidendo di donare le sue azioni e l'azienda al figlio, facendo inserire anche le altre due sue figlie in Esselunga.L'impresa però durante quel periodo non andò bene inoltre il figlio si stava concentrato molto sulla vendita online dei prodotti impiegando cospicui investimenti.

Caprotti era molto contrario a questa scelta imprenditoriale, così un giorno del 2004 mandò quattro limousine per prelevare i tre stretti collaboratori del figlio, che aveva appena fatto licenziare. Il re dei supermercati aveva riottenuto poi le azioni in seguito alla causa vinta contro il figlio che lo aveva portato in tribunale.

Riprese dunque il controllo della società e per quasi dieci anni continuò a gestire la sua azienda insieme ad un piccolo numero di fedelissimi manager.

Dal 2007 in poi ci furono parecchi scontri tra Coop ed Esselunga perché, essendo una cooperativa, la Coop viene aiutata  dallo stato sia economicamente che tramite agevolazioni fiscali. Caprotti accusava le Coop di concorrenza sleale perché con l'aiuto delle amministrazioni locali di sinistra con le quali si erano alleate, impedivano l'arrivo di Esselunga nel centro Italia e in Liguria.

Dal canto suo Caprotti mise anche in luce il fatto che le coop aumentavano o diminuivano i prezzi dei loro prodotti in base alla posizione geografica in cui risiedevano i supermercati concorrenti. Laddove in un determinato territorio erano presenti sia Esselunga che Coop, quest'ultima abbassava i prezzi dei suoi prodotti; in caso contrario li aumentava. Questo secondo Caprotti svantaggiava non solo la sua società ma anche, e soprattutto, i clienti finali.

Gli ultimi anni

Negli ultimi anni della sua vita Caprotti aveva lasciato la gestione della sua amata azienda nelle mani dei suoi manager più fidati e aveva iniziato a cercare possibili compratori internazionali per la vendita della catena Esselunga; questo solo dopo che la sua malattia si era aggravata fino a peggiorare ulteriormente il 30 ottobre.

Nel pomeriggio di mercoledì 5 ottobre 2016 l’apertura del suo testamento nello studio Marchetti a Milano, ha fatto chiarezza sul futuro di Esselunga.

E’ scritto che alla seconda moglie di Caprotti e alla figlia Marina spetterà complessivamente oltre il 66% delle quote di tutta la società.

Agli altri due figli Giuseppe e Violetta corrisponderanno invece le quote rimanenti. La vendita di Esselunga ai due fondi Cvc e Blackstone che volevano acquistare la catena, di conseguenza non è avvenuta.

La Supermarkets s.p.a. sarà gestità quindi dai figli di Caprotti, i quali hanno trovato in calce al testamento l’ultimo perentorio ammonimento del Mago di Esselunga: “non vendete alle Coop.”

Resta ora da vedere se gli eredi saranno in grado di proseguire l’avventura del pioniere dei supermercati in Italia.

bottom of page