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Brexit

 

di Tommaso Parachini

 

Introduzione

 

Brexit è un termine usato dai giornali per indicare l'uscita britannica dall'Unione Europea, questa espressione è stata usata per la prima volta nel 2015 da David Cameron attuale primo ministro del Regno Unito durante le ultime elezioni parlamentari, il quale lanciò la proposta di un referendum per decidere se rimanere o meno nell’Unione Europea.

È importante dire che David Cameron aveva fatto della Brexit uno dei suoi cavalli di battaglia durante la campagna elettorale per differenziarsi da Ed Miliband il candidato laburista da molti considerato eccessivamente europeista.

Successivamente la proposta di un referendum per la permanenza nell'Unione Europea è stata abbandonata da David Cameron il quale si è reso conto dei danni che avrebbe potuto arrecare al Regno Unito, ma è stata ripresa da Nigel Farage leader dell'Ukip il partito di estrema destra britannico, il quale grazie al sostegno di vari politici conservatori appartenenti all'ala più radicale del partito è riuscito ad ottenere un referendum per decidere sulla Brexit il 23 giugno.

È importante dire che David Cameron si è opposto alla decisione sul referendum, peraltro dichiarando che si dimetterà dalla carica di primo ministro in caso di sconfitta sul referendum.

Sondaggi sulla Brexit

 

Gli ultimi sondaggi danno in vantaggio i favorevoli alla Brexit con il 52% delle preferenze, mentre i contrari sono il 47%, il restante 1% non si è espresso.

 

Incontro tra il primo ministro britannico e i leader europei

Accordo con l'Unione Europea

 

Il primo ministro inglese è contrario alla Brexit, poiché si dice interessato solo a rinegoziare le condizioni di permanenza del Regno Unito nell’Unione per scongiurare il rischio di una possibile uscita del Regno Unito dall'Unione Europea, ha firmato un accordo con l'Unione Europea che si basa sui seguenti punti:

  • Immigrazione Europea, il governo britannico ha ottenuto il permesso dall’Unione Europea di limitare l'accesso ai benefici per gli immigrati da altri paesi dell’Unione Europea i quali dovranno aspettare 7 anni prima di avere accesso ai benefici statali come l'assistenza medica o il sussidio di disoccupazione (il cosiddetto welfare congelato), inoltre è riuscito ad ottenere l'indicizzazione degli assegni per i figli rimasti in patria dei lavoratori europei emigrati nel Regno Unito i quali saranno pagati in base al reddito medio del paese d'origine e non in base al reddito medio del Regno Unito e quindi saranno più bassi, è importante dire che questa riforma non è retroattiva.

  • Governance economica, ovvero che il Regno Unito non facendo parte dell’euro zona non è tenuto a contribuire economicamente al salvataggio dei paesi aderenti all’euro, come è successo questa estate con la Grecia.

  • Sovranità, vuol dire che il parlamento inglese ha il potere di bloccare tutte le decisioni del parlamento europeo se ritiene che travalichino le sue competenze nazionali

  • Competitività, ovvero che l'Unione Europea si impegna a ridurre i costi e il carico amministrativo nei confronti del Regno Unito

Contrari alla Brexit

 

Sulla questione della Brexit il fronte politico Britannico si divide in due, tra gli oppositori della Brexit ci sono il partito laburista che è il partito di sinistra britannico e il partito liberal - conservatore, il partito di centrodestra britannico.

Invece il partito conservatore su questa questione si divide in due, dove l'ala più moderata che si oppone alla Brexit viene guidata da David Cameron (il segretario generale del partito) alla quale aderiscono la maggior parte dei membri del partito.

Inoltre è importante dire che le più grandi società finanziarie e industriali inglesi sono contrarie ad uscire dall’Unione Europea, perché riconoscono in questo un reale pericolo per l'economia e il mercato del lavoro.

Tra gli oppositori ci sono anche molti scienziati e ricercatori universitari, come Stephen Hawking importante fisico inglese il quale spiega che le università britanniche ricevono molti fondi per la ricerca e lo sviluppo dall’Europa, e questi fondi sono molto importanti per le università poiché permettono di attirare molti giovani talenti.

Favorevoli alla Brexit

 

Tra i politici favorevoli troviamo l'ala più radicale del partito conservatore guidata da Boris Johnson attuale sindaco di Londra da sempre importante alleato di David Cameron, il quale però ha deciso di schierarsi contro di lui su questa questione, e l'Ukip il partito euroscettico britannico che punta molto sul referendum per cercare di aumentare la sua influenza nella politica inglese.

 

Conseguenze per il Regno Unito

 

Secondo recenti analisi, la Brexit avrebbe delle conseguenze molto negative per l'economia britannica, e si teme che possa portare a una svalutazione del 20% della sterlina a causa dei seguenti motivi:

  1. Mercato unico europeo: se il Regno Unito abbandonasse l'Unione Europea è probabile che verranno reintrodotti i dazi doganali dall’Unione Europea per le merci inglesi, per questo motivo le sue esportazioni, che sono dirette per due terzi verso altri paesi dell’Unione, diminuirebbero notevolmente causando gravi danni all'economia.

  2. Centro finanziario d'Europa: è possibile che in caso di Brexit, Londra smetta di essere il centro finanziario europeo, è importante dire che i dirigenti di molte banche e istituzioni finanziarie come la HSBC e la Morgan Stanley hanno dichiarato che in caso di Brexit sono pronti a spostare la loro sede principale in altre città come Dublino e Parigi, e questo potrebbe portare alla perdita di 1 milione di posti di lavoro e danneggerebbe pesantemente la finanza inglese che rappresenta all'incirca il 12% del PIL.

  3. Investimenti stranieri: gli investimenti stranieri nel Regno Unito diminuirebbero notevolmente perché l'uscita britannica dall'Unione renderebbe sconveniente investire nel Regno Unito per i motivi sopraindicati.

  4. Fondi europei: in caso di uscita il Regno Unito perderebbe tutti i fondi erogati dall’Unione Europea per la ricerca e lo sviluppo e questo danneggerebbe molto le università britanniche.

Conseguenze per l'Unione Europea

 

La Brexit provocherebbe numerosi danni anche per l'UE, poiché il Regno Unito è la seconda economia d'Europa dopo la Germania, inoltre tutte le esportazioni dirette verso il Regno Unito le quali sono numerose diminuirebbero notevolmente, e questo potrebbe portare a una svalutazione dell’euro.

Inoltre dal punto di visto politico e sociale l'immagine di un’Europa unita verrebbe danneggiata, e permetterebbe ai vari partiti euroscettici di aumentare la loro influenza e magari successivamente altri paesi desidereranno abbandonare l'Unione Europea.

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