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Come rilanciare una azienda partendo dall'esempio di Remo Ruffini

 

 

di Pier Luigi Guarniz 

 

 

 

La Moncler, azienda completamente italiana da quando Remo Ruffini la comprò nel 2003, ha riscontrato molto successo nel mercato, soprattutto quello internazionale, vendendo ogni genere di piumini per tutti i tipi di persone che ne desiderano uno.

 

 


 

Biografia e prime esperienze

 

Remo Ruffini, nato nel 27 Agosto 1961, è un noto imprenditore italiano che ha rilanciato la Moncler grazie a una serie di "strategie" imprenditoriali.

Nato a Como riesce a diplomarsi a malapena come ragioniere, lo studio non rientrava nelle sue priorità infatti dopo essersi diplomato gira il mondo, passa per New York e Boston, dove qui segue dei corsi di fashion marketing della moda.

Pochi anni dopo torna in Italia e apre la New England che produce camicie, l'inizio non fu un grande successo ma col passare del tempo la sua azienda iniziò a farsi conoscere soprattutto in America. La sua azienda cresce ma lui si sente stanco di questa esperienza ormai al capolinea quindi vende la New England e con il ricavato prova ad acquistare un'azienda con una storia molto consistente alle spalle. Questi parametri li trova nella Moncler.

Ma come ha fatto a rilanciare Moncler?

 

Innanzitutto Remo Ruffini nel 2003, dopo la sua esperienza nella New England, compra l'azienda francese Moncler, che al tempo non era più di moda e il fatturato era calato drasticamente fino a raggiungere i 30 milioni.

Il suo sogno era di dare un piumino di alta qualità a tutti i suoi clienti: alle signore di ogni età, ai ragazzi, agli uomini. Ruffini pensava ad un giubbotto adatto ad ogni contesto: per andare in montagna, in motorino, in ufficio fino ad arrivare a quello da sera. Il primo anno non fu dei migliori, dovette spiegare a tutto il suo personale la sua "visione" dell'azienda e il fatturato non migliorò molto. Per espandere il mercato dei suoi prodotti nel 2007 iniziò ad aprire dei monomarca, negozi che trattavano solo la marca Moncler, nella località sciistiche. Nel 2008 invece aprirono il primo negozio Moncler all'estero, più precisamente a Parigi.

Metodo Ruffini

 

Il metodo Ruffini è molto semplice, lui in un intervista del messaggero dice: "È sempre lo stesso: fare poche cose, farle bene e farle noi”.

 

Come ha fatto a espandere il suo mercato?

 

"Per aprire dei negozi ci vuole molto più tempo. In Russia e in Cina costruiamo piccoli uffici e procediamo a piccoli passi.

Perché ci vuole più tempo? Perché Remo Ruffini vuole trasmettere la "filosofia" e il senso della sua azienda. Vuole distinguersi dalle altre aziende e questo è un punto molto importante perché oltre a offrire buoni prodotti trasmette pure la serietà che lo caratterizza.

 

La crisi e la quotazione in Borsa

 

Non fu facile tenere lo stesso passo degli anni scorsi, nel 2008 inizia la crisi e la Moncler inizia a registrare dati negativi del walking, cioè il numero di persone che entrano nei negozi. Da qua una strada in discesa per l'azienda di Remo Ruffini, ma lui attua una strategia vincente che la porterà al successo.

Nel 2009 lo store di New York registra un crollo del 70%. Era necessario fare pubblicità all'estero, all'inizio con una happening low cost, col tempo invece sono arrivate le campagne.

Per supportare lo sviluppo, entra il fondo Carlyle, azienda statunitense, che prende la maggioranza dell'azienda. Nel 2011 provano a entrare in borsa ma senza successo. La Carlyle perde fiducia e disinveste. A questo punto entra la francese Eurazeo, senza prendere la maggioranza, e nel 2013 ritentano ad entrare in Borsa, questa volta con molto successo.

Con Remo Ruffini il marchio della Moncler è arrivato a fatturare 489.2 milioni di euro, è presente in

60 paesi e la quotazione in Borsa di Milano è stata un successo: dopo il primo giorno Moncler valeva oltre un miliardo in più rispetto al suo valore iniziale di 2,5 miliardi.

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