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Duplice attentato alle chiese copte

di Alessandro Bonadeo

È il 9 aprile, in tutto il mondo le chiese cristiane celebrano la messa dedicata alla Domenica delle Palme: anche a Tanta (a nord del Cairo) stanno celebrando messa, sono le dieci del mattino e circa duemila persone partecipano alla funzione religiosa nella chiesa di San Giorgio, quando un ordigno collocato sotto una panca esplode.

Ventisette fedeli, inclusi donne e bambini, muoiono all'istante, mentre oltre settanta rimangono gravemente feriti.

I mezzi di soccorso non tardano ad arrivare e almeno sedici ambulanze si recano sul posto per aiutare le vittime dell'attentato; le forze di sicurezza formano un cordone intorno alla chiesa copta per controllare la presenza di persone sospette e soprattutto di altre bombe, ma non vi è traccia di tutto ciò. 

Non c'è un momento di tregua. Circa un'ora dopo, ad Alessandria d'Egitto davanti alla chiesa copta di San Marco, un poliziotto e due militari inseguono un uomo armato e carico di tritolo, tentando invano di bloccarlo: il kamikaze si fa esplodere davanti alla porta della chiesa.

I primi a perdere la vita sono proprio i due uomini appartenenti all'esercito egiziano e l'agente di polizia, oltre ad essi muoiono altre diciotto persone, trenta sono i feriti (così riporta il bilancio fornito dal ministero della salute egiziano Khaled Megahed) che assistevano alla messa celebrata dal papa copto Tawadris all'interno dell'edificio ecclesiastico, probabilmente obbiettivo principale dell'assaltatore.

Nello stesso giorno vengono inoltre trovati e disinnescati due esplosivi piazzati nella più importante moschea di Tanta, il perché della moschea è da precisare: al suo interno c'è un santuario sufi, per l’ISIS un obiettivo terroristico quanto il cristianesimo, poiché il sufismo è sì una forma di ricerca mistica della cultura islamica, ma alcuni studiosi sostengono che non abbia origine islamiche né risalga al profeta Maometto.

Nel tardo pomeriggio viene pubblicato un video dall'agenzia Amaq (voce ufficiale del Califfato), nel quale l'Isis rivendica l’attentato e aggiunge: "I miscredenti pagheranno ancora col sangue".

É l'ennesimo attacco quindi. Siamo davvero sotto attacco, ridotti ad un bersaglio. Siamo attaccati prima di tutto perché miscredenti, secondo l'ISIS ci rifiutiamo di riconoscere all'unicità di Allah, la nostra società permette le cose che Allah ha proibito, conduciamo attacchi contro il Califfato, organizziamo spedizioni per salvare le persone che sono vittime del sedicente stato islamico e perciò ci meritiamo di morire.

Il fattore peggiore a parer mio è la sorpresa, essere colpiti dove non ci si aspetta (che poi è la logica del terrorismo), veniamo aggrediti nei luoghi non protetti come quelli di svago, dove si celebra la musica, dove si fa festa o addirittura nei luoghi di culto. E’ in fondo questa la “novità” degli attacchi ISIS, un terrorismo nuovo rispetto ai precedenti perché non necessita di grandi organizzazioni, di eventi eclatanti: ogni adepto è chiamato a colpire come può, quando se ne presenta l’occasione. E’ così quindi che si arriva a colpire anche durante la Domenica delle Palme, in cui i credenti si ritrovano per scambiarsi il ramo d'olivo segno di prosperità, ma soprattutto di pace.

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