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Condannare un innocente: gli errori delle sopravvalutate tecniche forensi

di Francesco Carmana

Kirk Odom e Cameron Todd Willingham, due uomini innocenti condannati ingiustamente, per la troppa importanza data alle tecniche forensi: a causa di un errore due vite sconvolte completamente.

I tecnici forensi (anche detti "Squadra scientifica" nei famosi e numerosi film/serie TV polizieschi) hanno fatto molti progressi nel corso del XX secolo. Dalla prima condanna avvenuta grazie alle impronte digitali (Thomas Jennings, 1910, condannato a morte per impiccagione) fino al riconoscimento mediante DNA.

Molte volte però l'infallibilità di queste tecniche, come ci appare attraverso la loro divulgazione  nelle serie tv (ad esempio NCIS, o la più celebre CSI) non è sempre veritiera.

 

A questo proposito, di seguito ho riportato due esempi in cui il fraintendimento  di prove e indizi, hanno sconvolto profondamente nella vita di due innocenti.

KIRK ODOM (nella foto, a destra, com'è oggi)

 

Il 24 febbraio 1981 una ragazza ventisettenne fu aggredita e stuprata nel suo appartamento a Washington da un uomo armato. La polizia diramò un identikit dell'aggressore, aiutata dalla vittima. Successivamente un investigatore individuò un ragazzo di nome Kirk Odom, all'epoca diciottenne, che avrebbe potuto corrispondere al colpevole. Venne sottoposto ad un confronto, ed erroneamente la vittima riconobbe in Kirk lo stupratore. Ad avvalorare il riconoscimento, che da solo non sarebbe stato sufficiente ad incastrare Odom, un perito dell'FBI trovò un capello sui vestiti della donna, che dopo l'analisi in laboratorio sembrava combaciare con quello del sospettato. Aggiunse però che il riconoscimento tramite l'analisi del capello era un metodo inesatto.

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Infatti questo metodo scientifico, su migliaia di analisi effettuate nell’arco di dieci anni, solo una dozzina di volte aveva portato a risultati concreti.

La giuria condannò comunque Kirk il 9 settembre 1981. Egli continuò a proclamarsi innocente, sostenendo che al momento del fatto criminoso si trovava in casa con la madre.

Trent'anni dopo, ventidue dei quali passati in carcere e otto di libertà vigilata, fu dichiarato innocente e scagionato grazie al DNA che identificò il vero colpevole. Era il 13 luglio 2012.

CAMERON TODD WILLINGHAM 

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A Corsicana, in Texas, circa dieci anni dopo il caso Odom, il 23 dicembre 1991 Cameron Todd Willingham, venne accusato di aver dato fuoco alla propria casa, uccidendo così le tre figlie. Sul pavimento della sua abitazione la squadra scientifica ritrovò le tracce di combustibile che, secondo la pista battuta all’epoca, Willingham avrebbe usato come accellerante per causare un incendio doloso.

Al processo venne presentato come testimone un certo John Webb, all'epoca galeotto, il quale affermò che Cameron gli aveva confessato di volersi sbarazzare delle figlie, poiché per lui erano un peso che non poteva sostenere. Risultò poi da indagini successive che Webb testimoniò il falso: condannato alla pena di morte, in cambio di questo servizio avrebbe ricevuto la commutazione della pena in ergastolo. Si tratta di una pratica detta jail snitching, molto comune in Texas.

A Willingham vennero inaspettatamente concesse due vie: il cosiddetto patteggiamento, ovvero ammettere l'omicidio e ottenere l'ergastolo, oppure continuare a dichiararsi innocente e andare incontro alla pena di morte.

Scelse quest'ultima, affermando che mai e poi mai avrebbe confessato. Così difese la sua innocenza fino alla fine che sopraggiunse il 17 febbraio 2004, quando venne ucciso per iniezione letale in Texas.

Ma dopo che negli anni seguenti il caso Willingham ricevette un' attenzione particolare dagli attivisti contro la pena di morte, nel 2011 la Texas Scientific Science Commission, con l'aiuto di esperti, le nuove indagini portarono a conclusioni diverse; risultò dalla nuova perizia che il combustibile non era stato posto appositamente per appiccare il fuoco, l'incendio era casuale e Cameron Todd Willingham era innocente.

A Corsicana, in Texas, circa dieci anni dopo il caso Odom, il 23 dicembre 1991 Cameron Todd Willingham, venne accusato di aver dato fuoco alla propria casa, uccidendo così le tre figlie. Sul pavimento della sua abitazione la squadra scientifica ritrovò le tracce di combustibile che, secondo la pista battuta all’epoca, Willingham avrebbe usato come accellerante per causare un incendio doloso.

Dopo due casi americani vorrei citare un caso analogo, famoso in Italia come  il delitto di Garlasco, in cui Alberto Stasi fu condannato a 16 anni di carcere per l'omicidio della fidanzata il 12 dicembre 2015. Recentemente il caso è stato riaperto, poiché è stato trovato sotto le unghie della vittima il DNA di un'altra persona, Andrea Sempio, un amico della vittima, che era stato precedentemente scagionato da un alibi. Gli inquirenti stanno istituendo la riapertura delle indagini per tenere conto di questo nuovo indizio per identificare o confermare il vero colpevole.

 

Questi fatti dimostrano che non tutto ciò che si ottiene dall'uso di tecniche forensi va preso come verità certa e assoluta e, al contrario di come molte volte vediamo in TV, non si è sempre sicuri della colpevolezza di una persona; quindi è bene non usare i rapporti forensi come giudizio finale e definitivo.

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