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Mafia S.p.A

di Alessandro Bonadeo

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La parola mafia nasce agli inizi dell’Ottocento quando viene abolito il sistema feudale in Sicilia.

L’etimologia di “mafiusu” nel dialetto siciliano significa persona arrogante e prepotente, ma coraggiosa allo stesso tempo, i “gavellotti” (così chiamati coloro che controllavano i campi) nascono circa a metà dell’Ottocento, davano le terre in subaffitto e nel caso di mancato pagamento sarebbero ricorsi alla violenza sia verbale, sia fisica per riscuotere il denaro.

Nel tempo, la mafia si è organizzata costituendo un’associazione criminosa  con struttura piramidale, dove alla base si trovano le “famiglie o cosche”, le quali devono scegliere un capo-famiglia; tre famiglie di territori limitrofi formano un “mandamento”, il vertice della piramide viene occupato dal rappresentante del “mandamento” detto “capo-mandamento”, il quale potrà diventare nel tempo un “uomo d’onore”, cioè colui che non tradisce.

A governare sulle cosche sono le leggi dell’omertà (silenzio su un delitto o sulle sue circostanze in modo da ostacolare la ricerca del colpevole) e della segretezza (capacità di mantenere un segreto).

Un tempo i mafiosi si distinguevano dalle altre persone: si riconoscevano dal mondo in cui vestivano. Portavano giacche in fustagno (tessuto pregiato) che solo i nobili e i benestanti potevano permettersi, la coppola che è un berretto dotato di visiera e il borsalino, cappello invernale guarnito con un nastro alla base. Il modo di camminare era differente, con passo lento e fiero; la maniera in cui parlavano era diversa dalla gente comune, loro risparmiavano parole, usando sottintesi e talvolta esprimendosi soltanto con lo sguardo.

La criminalità organizzata oggi si è evoluta, non si vedono “mafiusi” per strada perché sicuramente non apparirebbero con la coppola e la lupara, ma come le persone comuni, che però lavorano per una “società” molto remunerativa che raggiunge introiti da circa 15 miliardi di euro all’anno.

Come fa una associazione criminosa ad avere profitti enormi al pari di una società per azioni?

I modi più semplici e proficui sono: l’estorsione, che consiste nell’obbligare qualcuno con minacce e spesso con l'uso della forza a consegnare somme di denaro e l’usura cioè prestare denaro applicandovi un eccessivo tasso di interesse. Il ricavo annuale è di 360 milioni di euro.

Un'altra voce importante dei loro introiti riguarda il mercato delle principali sostanze stupefacenti con il quale intascano 10 milioni annui.

È altrettanto redditizio il giro d'affari che riguarda la prostituzione, il quale garantisce loro l'incasso di circa 8 milioni di euro all'anno; di gran lunga meno lucrativo è il traffico d’armi che ne garantisce appena 2. Seguono i crimini legati alle imprese, gli appalti truccati e riciclaggio di denaro sporco che fruttano 3,5 milioni di euro.

Come abbiamo visto i soldi sono tanti, è vero, ma occorre prima “pulirli” prima di poterli usare. Il modo più conveniente e più sicuro per rinvestire i cosiddetti “soldi sporchi” è Il riciclaggio di denaro cioè quell'insieme di operazioni mirate a dare una parvenza lecita a capitali la cui provenienza è in realtà illecita, rendendone così più difficile l'identificazione e il successivo eventuale recupero. Solitamente quindi i loro introiti illeciti vengono ricapitalizzati nelle agenzie di scommesse, nella gestione del gioco online, nell'utilizzo delle macchine per il video poker o slot.

Ma la mafia non lavora esclusivamente nell’ombra dei mercati illeciti, anzi, è altrettanto presente nei mercati regolari, dove realizza ingenti guadagni.

I mercati leciti in cui opera riguardano per esempio il mercato ittico, quello ortofrutticolo, gli appalti pubblici e i radiotaxi; pur essendo attività legali e a norma, anche in questi mercati il furto e l’imbroglio sono molto comuni.

La “Mafia S.p.A” ha sede in vari parti d’Italia e del mondo: oltre che nelle regioni meridionali come Sicilia, Calabria, Puglia e Campania, in Italia lavora al nord (principalmente Lombardia, Piemonte e Liguria); in Lombardia c'è la maggiore concentrazione di associazioni a delinquere di stampo mafioso. A questo proposito, non è un  caso che il boss Luciano Liggio, sia stato arrestato nel 1974 proprio nel capoluogo lombardo. In Piemonte, negli anni scorsi, è stato addirittura sciolto un consiglio comunale per infiltrazione mafiosa; la Liguria viene usata dalla ‘Ndrangheta come passaggio per i latitanti tra Italia e Francia.

Non solo in Italia, ma anche nel resto del mondo la mafia è diffusa: in Russia è nata con l'Unione Sovietica con un’influenza che non ha pari a livello globale, ha più di 300 mila affiliati; le triadi nascono nel XVIII secolo in Cina, ma sono presenti anche in Malesia, Singapore e Taiwan; in Giappone c'è la Yakuza che è una delle mafie più sanguinarie ed antiche di sempre, nasce nel XVII e ha circa 110 mila membri.

Si sostiene che dal 2011 I ricavi complessivi di “Mafia S.p.A” ammonterebbero all'incirca a 140 miliardi di euro, un valore pari al 10 percento del P.I.L. italiano.

Voglio far notare che i mafiosi nascono in Sicilia come proprietari terrieri agli albori del ventesimo secolo e ad oggi riescono a fatturare miliardi di euro all’anno prendendo possesso di beni non solo in Italia, ma in qualsiasi parte del mondo.

E’ curioso come questa dinamica sia la stessa che potrebbe aver avuto una piccola azienda di famiglie che partendo da pochi servizi e operai, nel tempo arriva a diventare una multinazionale solida e leader di settore.

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