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Vivere attraverso uno schermo

di Francesca Giacometti

Il cellulare è un elemento essenziale ai giorni d'oggi, soprattutto fra i giovani l'uso è molto frequente. Purtroppo spesso si parla di una vera e propria dipendenza dal telefono: non si distingue più la realtà virtuale da quella reale. Lo smartphone è senz'altro uno strumento molto utile, ma bisogna stare attenti al suo utilizzo perché la dipendenza è dietro l'angolo per tutti. 

Se si dovesse porre ai ragazzi d’oggi la classica domanda: “se finissi su un’isola deserta e potessi portare con te solo tre oggetti, cosa porteresti?” molto probabilmente la maggior parte di loro “il cellulare” sarebbe una delle tre opzioni. Questo perché negli ultimi anni l’utilizzo del telefono è diventato di vitale importanza. L’innovazione e i miglioramenti sui cellulari hanno fatto in modo che oggi si possa usare il telefono non solo per inviare messaggi o telefonare, ma anche scattare foto, inviare email e scaricare centinaia di applicazioni di qualsiasi genere sul proprio dispositivo. In questo modo, grazie al nostro smartphone, riusciamo ad essere connessi col mondo ventiquattro ore su ventiquattro. 

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Un problema che però si sta sviluppando è la dipendenza da smartphone.

La maggior parte dei ragazzi vedono nel cellulare uno strumento essenziale per la vita quotidiana, non solo per chiamare o messaggiare ma soprattutto per essere attivi sui social network. I social media per i giovani, non sono più visti solo come canale di comunicazione, ma come modo per essere presenti in società. Scorrere la bacheca su Facebook, pubblicare foto su Instagram, twittare post su Twitter e pubblicare video in tempo reale per condividere le proprie giornate su Snapchat o Instagram stories sono un modo per mostrare le proprie esperienze. Oggi però c’è più l’esigenza di pubblicare foto per ottenere likes, followers e fama, piuttosto che condividere immagini con gli amici solo per il piacere personale di farlo. Quindi l’insieme dei social media e la possibilità di messaggiare illimitatamente con chiunque, rendono lo smartphone una grande distrazione per i giovani.

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Proprio in relazione a queste problematiche, nei primi mesi del 2017 è stato fatto un esperimento al Munari, una scuola superiore di Crema, nella quale sono stati testati 46 studenti. Dovevano resistere per 7 giorni senza connessione internet, Facebook, Whatsapp, Instagram e Youtube. Parallelamente ai ragazzi è stato chiesto di tenere un diario delle emozioni e difficoltà che provavano durante il percorso. Il risultato è abbastanza sorprendente: solo 3 ragazzi su 46 sono riusciti a resistere 7 giorni senza social network.

I motivi che li hanno indotti ad arrendersi sono stati: la troppa solitudine, aver necessità dei social per ottenere consolazione ed energia positiva, aver bisogno di un effetto terapeutico dai social o semplicemente per noia

Questi risultati mi hanno fatto riflettere sull’uso dello smartphone. La tecnologia è una bella opportunità: il cellulare è forse uno degli strumenti più utili, basta toccare lo schermo per avere in un attimo centinaia di servizi; ma il suo uso, anche se non sembra, è molto difficile da gestire. 

Viviamo in un mondo in cui siamo succubi della tecnologia che abbiamo creato, la dipendenza è dietro l’angolo per ognuno di noi. Basta anche solo guardarsi intorno mentre si gira per la città: gente che fissa il cellulare al posto che la strada, gli occhi tutti attaccati allo schermo mentre si è sui mezzi, wifi pubblico ormai ovunque, amici che si ignorano a vicenda perché impegnati a usare i propri cellulari. Sono solo alcune delle prove che la dipendenza da smartphone esiste eccome. Ormai molte persone preferiscono partecipare ad una vita virtuale piuttosto che vivere quella reale. Ci si riesce quasi a creare una bolla d’aria intorno che ci separa dalla realtà. Assurdo come ad alcune persone basti avere mille amici su Facebook per non sentirsi solo, quando magari la maggior parte di loro non li conosce nemmeno. Non ci si interessa di quello che accade intorno a noi, ma solo di quello che accade sul telefono perché sembra di avere il controllo della realtà (anche se virtuale) nelle nostre mani: attraverso i social so cosa fanno i miei amici, loro possono vedere cosa faccio io e si riesce ad essere sempre connessi. Questo apparecchio dà un senso di libertà, indipendenza e sicurezza, ci dà una modalità di comunicazione, basata sulla rapidità e sulla facilità nel raggiungere l’altro per questo lo portiamo sempre con noi. 

Il problema nasce quando si pensa che attraverso il cellulare si possano ricevere le stesse sensazioni ed emozioni che si ottengono stando con gli amici, la famiglia, le persone… C’è una grande differenza tra il guardare le persone negli occhi e il fissare il loro nome sullo schermo

Quante vittime del proprio cellulare incontriamo ogni giorno? Tantissime. Anche io stessa mi sento un po’ vittima del mio smartphone. Tornata dall’America mi sono ritrovata ad avere amicizie importanti con persone da tutto il mondo e lo smartphone in un modo o nell’altro è l’unica cosa che ci fa sentire vicini anche se lontani. Mi fa piacere condividere foto di cosa faccio e di cosa vedo, come allo stesso tempo mi fa piacere che i miei amici facciano lo stesso, condividendo un pezzo della loro quotidianità con me. Per quanto io usi molto il cellulare, su una cosa sono certa, attraverso un telefono le emozioni non passano: chattare non è la stessa cosa di parlare, come condividere foto di un’esperienza non è la stessa cosa di viverla

La dipendenza da smartphone è vicina, ad esempio quando si è in gruppo ma ci si sente soli, mani lontane dal telefono, bisogna aprirsi alle persone intorno a noi. Basta chiudersi in camera con lo smartphone, stiamo diventando asociali, non bisogna passare la vita intrappolati nel network. La realtà lì fuori ci aspetta, pronta per essere vissuta con i nostri occhi e non attraverso uno schermo.  

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