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Vivere e studiare nel Regno Unito

di Ilaria Rando

Trascorrere quattro mesi all'estero mi ha reso una persona con una voglia di viaggiare che dura per tutta la vita e che nessun numero di timbri sul passaporto potrà mai soddisfare.

Si è rilevata anche un'esperienza che mi ha fatto diventare una persona pronta a confrontarsi con diversi modi di pensare e metodi di insegnamento differenti da quelli a cui ero abituata in Italia.

Ecco come quattro mesi nel Regno Unito mi hanno reso la persona che sono ora.

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Quando circa cinque mesi fa decisi di trasferirmi per quattro mesi in Inghilterra per studiare, ero davvero spaventata perché sapevo che c’era la possibilità che io potessi trovarmi male.

Cambiare città, casa e famiglia non è una cosa semplice e questo lo sapevo, ma nonostante tutto ho deciso di andare incontro a quella che sarebbe diventata l'esperienza più bella della mia vita. 

La città in cui mi trovavo si chiama Peterborough a cinquanta minuti da Londra  e la famiglia che mi ha ospitato possiede una grande casa in uno dei principali quartieri della città.

La mia “host mum” si chiama Connie ed è una signora sulla cinquantina anche se è un tipo giovanile perché è sempre attiva e scherzosa. L'host dad invece era più anziano e tranquillo e con un umorismo inglese molto sottile, inoltre in casa vivevano anche la figlia di Connie e il suo ragazzo entrambi ventunenni con i quali mi sono divertita molto.

Lo stesso giorno del mio arrivo, è arrivata nella stessa casa anche un'altra ragazza di diciassette anni, Croata di nome Ema, in Inghilterra per il mio stesso motivo. La convivenza con lei inizialmente non è stata semplice perché frequentavamo la stessa scuola, le stesse lezioni e in casa eravamo sempre assieme, quindi era difficile andare d'accordo soprattutto perché essendo di due paesi diversi abbiamo anche due mentalità diverse. Dopo un mese, però, abbiamo imparato ad andare d'accordo e per me è diventata come una sorella ed é stato molto difficile lasciarla alla fine di questa esperienza. 

Ema mi è stata molto d'aiuto, sia perché eravamo costrette a parlarci sempre in inglese, sia perché ci siamo fatte molta compagnia nei momenti più difficili e in quelli più divertenti.

Le mie giornate le passavo gran parte del tempo alla Ken Stimpson School a dieci minuti da dove abitavo.

La struttura è molto grande, ha molti giardini, quattro campi da gioco esterni e sette interni dove si potevano praticare diversi sport tra cui basket, calcio, tennis o squash. All'interno ci sono più di 80 locali fra classi e laboratori: all'inizio è stato abbastanza difficile per me trovare la strada per arrivare a lezione.

Infine l’utenza: la Ken Stimpson School ospita sia ragazzi della mia età che frequentavano l'high school, sia ragazzi più piccoli.

Al suo interno la scuola è organizzata in quattro “case”: Aspire house, Excellence house, Integrity house e la mia che si chiama Success house, ogni studente è assegnato ad una determinata House e quando ci sono comunicazioni importanti ogni "casa" si trova in una classe che può variare ogni volta e gli studenti devono fare riferimento al professore che dirige la House. 

Le lezioni consistono in spazi di due ore a materia senza pause e, una volta terminata, ci si sposta di classe in classe in base al curriculum che si deve seguire.

Dopo le prime due ore si ha un piccolo intervallo di venti minuti chiamato "registration", in cui i professori responsabili fanno l'appello e danno gli avvisi che il preside riferiva loro.

Finita registration comincia un intervallo di altri venti minuti e in seguito altre due ore di lezione prima della pausa pranzo.

I primi giorni il vice preside ci ha lasciato decidere le lezioni che preferivamo seguire e ci ha proposto una tabella con gli orari delle classi.

Di solito iniziavo scuola alle 8:45 e finivo alle 15:15 con una pausa per il pranzo dalle 12:45 alle 13:30, dove potevo andare in mensa o comprare del cibo fuori e mangiarlo nella sala dove noi ragazzi del penultimo e dell'ultimo anno di high school potevamo passare il tempo libero. La stanza era fornita di una piccola cucina con microonde, poltrone e tavoli dove potevamo sederci e mangiare.

Per gli studenti che non dovevano seguire le prime due ore di lezione o le ultime due era possibile stare nella sala computer e svolgere i compiti della settimana. Questo è molto utile per gli studenti inglesi, perché avendo la possibilità di svolgere i compiti durante le ore scolastiche, gran parte di loro quando finiva scuola aveva tempo di lavorare part time nei negozi in città.

Ci sono state molte cose che mi hanno colpito della scuola, per esempio il fatto che gli studenti dovessero indossare una divisa: pantaloni, maglione, camicia e scarpe eleganti per i maschi; gonna, maglione e camicia per le ragazze. Gli studenti degli ultimi due anni della High school non avevano la divisa, ma dovevano comunque vestirsi in modo elegante con cravatta e pantaloni che non fossero jeans e non si potevano indossare scarpe da ginnastica.

Per quanto non mi piacesse vestirmi in quella maniera, secondo me il metodo è molto utile perché insegna agli studenti fin da piccoli come vestirsi in modo appropriato in un ambiente di lavoro o di studio.

Molto interessante era invece la questione del cambio delle classi, utile e secondo me è anche responsabilizzante, perché non era la professoressa a muoversi di classe in classe ma era lo studente che doveva spostarsi senza tardare se non voleva perdere la lezione. Inoltre era anche un modo per sgranchirsi o svagarsi per recuperare l’attenzione necessaria alla lezione successiva.

Nella mia scuola non utilizzavano iPad, però gran parte delle classi avevano computer e ogni alunno aveva una sua mail che poteva connettere alle stampanti della scuola situate in tutta la struttura e utilizzarle quando ne avesse avuto bisogno. 

Inoltre c’è la possibilità per noi studenti degli ultimi anni di lavorare per la scuola durante gli intervalli, consisteva nel firmare un contratto dove gli studenti si prendevano la responsabilità di fare attenzione agli alunni più piccoli e controllare che si comportassero in maniera appropriata mentre giocavano fra di loro e in cambio ricevevano un stipendio che andava dalle sessanta alle cento sterline (quasi 120 euro) al mese in base alle ore che facevano.

La cosa che mi è piaciuta meno della scuola era il fatto che in classe non interrogavano mai e non si svolgevano verifiche, bensì si svolgeva un grande esame a metà e alla fine dell'anno su tutte le materie. Escludendo il fatto che senza interrogazioni non ci si esercita a relazionarsi con le altre persone, c'era anche il problema di essere bocciati all'esame e non avere l'opportunità di recuperare, che da una parte era un buon modo per prendersi tutte le responsabilità e impegnarsi al massimo per superare l'esame, ma dall'altra era anche molto difficile studiare tutte le lezioni di un intero anno e dare gli esami tutti assieme.

Tralasciando l'aspetto organizzativo delle scuole inglesi che ritengo sia efficiente, sotto l'aspetto della formazione fornita agli alunni, la scuola italiana risulta essere nettamente superiore.

Mi considero molto fortunata ad aver passato questi mesi in un paese che io personalmente penso sia pieno di posti e persone interessanti, ho avuto la possibilità di visitare Londra, gustare nuovi luoghi e vedere paesaggi che mi rimarranno per sempre nel cuore.

Inoltre sarò sempre riconoscente verso tutte le persone che ho conosciuto in Inghilterra, sia quelle che sono state con me in tutti quei mesi, sia quelle con cui sono stata solo per qualche settimana che mi hanno permesso di allargare le mie vedute e confrontarmi con diverse mentalità.

È un esperienza che consiglio a tutti perché aiuta a crescere, rendendo più responsabili e maturi.

Non nego che ci siano stati momenti difficili ma guardando indietro all'esperienza vissuta sono orgogliosa di come sono stata capace di affrontare sia i belli che i cattivi momenti e di ciò che questo mi ha insegnato.

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